Mi sono posto lo stesso interrogativo nel 1988. All’epoca non c’erano Quora o Google o Facebook. Non potevi condividere qualcosa o confrontarti con qualcuno che non fosse strettamente umano: io trovai un amico di famiglia, allora giovane ricercatore del CNR, il quale, da studioso, fisico nucleare alle prese con i primi computer aziendali mi disse: “Il panorama informatico è già inflazionato, si stanno iscrivendo a migliaia, con ogni probabilità potresti trovarti senza lavoro”. Mai previsione fu più errata. Oggi ancor più di ieri questo settore rimane florido per chi si vuole specializzare nella realizzazione di software per app, siti web, nella implementazione di piattaforme funzionali destinate ad ogni settore: sanità, beni culturali, viaggi e turismo, archiviazione dati ecc ecc
Il futuro non si legge sui giornali o sulle labbra di improbabili profeti: si legge sugli investimenti delle aziende maggiori, sugli indirizzi politico-economici dei paesi in via di sviluppo, ma soprattutto si legge sui bisogni della gente comune.
Tante altre valutazioni più strettamente tecniche si potrebbero aggiungere, ma, per trovare un lavoro da qui ai prossimi quarant’anni, quelle poc’anzi indicate possono tranquillamente bastare.
Per chi vuole avvicinarsi al settore, indico una serie di libri che reputo interessanti (mi limito al panorama italiano):
Il mio primo libro di coding di Alberto Barbero (per le scuole elementari)
Il computer passo passo di Elisabetta Marchesini (per le scuole medie)
Istituzioni di Tecnologia Didattica di Marco Lazzari
Problemi, algoritmi e coding. Le magie dell’informatica di Pierluigi Crescenzi e Rita Pagli